Un film-caso. Per almeno tre motivi: è un thriller-horror, generi poco battuti dal cinema iraniano (specie in passato; ultimamente stanno emergendo). E' un esemplare unico di coproduzione tra Stati Uniti e Iran, concepito poco prima delle nuove sanzioni di Trump. E questo, insieme all'osservanza delle regole sull'abbigliamento nonostante l'ambientazione americana, ha fatto sì che sia stato il primo film statunitense rilasciato in Iran dopo la rivoluzione.
Diretto da un esordiente sulla quarantina emigrato giovanissimo negli Stati Uniti, e interpretato dalla star Shahab Hosseini, racconta di una famiglia - moglie marito e neonata - di immigrati iraniani a Los Angeles che, tornando una notte da una cena tra amici verso casa, in auto, sostano in un hotel a causa del tasso alcolemico di lui, che è il guidatore. Qui forze soprannaturali costringono i coniugi ad affrontare i segreti che si sono nascosti l'uno l'altro al fine di rompere gli incantesimi.
L'intreccio appare, francamente, di una banalità che sconcerta, ma viene in parte riscattato da rimarchevoli soluzioni cinematografiche. Inevitabili i rimandi a "Shining" e a un altro horror della diaspora iraniana, "Under the Shadow" di Babak Anvari.
Curiosità: il cognome dell'attrice coprotagonista Niousha Noor significa "luce", che ciò che nel film manca, anche per "colpa" del suo personaggio. La bambina invece si chiama Shabnam, nome che significa "rugiada" ma che contiene la parola "notte" (shab).
Il film si può acquistare in dvd e blu-ray o vedere in streaming su Prime Video (link), con un abbonamento che comprende un periodo di prova gratuito