Un giovane, al volante della macchina di suo padre, accompagnato da suo cugino, investe un uomo, lo uccide si dà alla fuga. Questo malcapitato era appena uscito dall'ospedale dove era stata ricoverata la moglie, malata di insufficienza renale. La morte del marito la fa cadere ancora di più nella disperazione e la sua salute peggiora. Intanto la polizia fa le proprie indagini sull'investitore pirata, ma quando viene arrestato il padre, questi cade dalle nuvole…
Sirus Alvand ha iniziato la sua carriera come critico cinematografico e sceneggiatore e ha diretto il suo debutto cinematografico "Sanjar" nel 1971: è tra i cineasti dell'epoca pre-rivoluzione che stanno ancora lavorando. Alcuni dei suoi film sono stati successi al botteghino e nel 1993, ha vinto un Crystal Simorgh come miglior regista all'11 ° Festival Internazionale del Film di Fajr .
Questo suo film si potrebbe dire etico, con un finale conciliatore dove il cugino del protagonista offre un rene per salvare la moglie del malcapitato, vittima dell'incidente, e che arriva quasi forzato in una trama dove, purtroppo, vengono invece dati come etici alcuni temi che sarebbero difficilmente accettati da un pubblico occidentale: si parla di un matrimonio combinato tra famiglie ricche per aumentare i profitti senza il consenso della sposa (che alla fine va a rotoli), si apprende che in Iran ci sono ospedali legali dove la povera gente vende un rene e il medico dice dove possono andare a comprarlo; ignoro le leggi iraniane ma stupisce che se vieni fermato dalla polizia devi portare le scritture originali della proprietà della tua casa. La storia non è progressista e i personaggi non sono convincenti nel loro agire. Insomma, il film risulta alla fine come appena sufficiente, ma per chi voglia vedere tanto cinema iraniano, è una finestra su quel paese al principio dei '90.
Articolo di Nicola Pezzella
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