lunedì 27 marzo 2023

Intervista a Saeed Roustaee

Dal pressbook del film, pubblicato sul sito del distributore I Wonder Pictures.






La storia riguarda la stessa famiglia del tuo primo lungometraggio, Life and a Day.
Questo nuovo film è un aggiornamento su quella situazione familiare?

La famiglia è un tema centrale nella mia opera fin dai miei primi cortometraggi. Quindi, an mio avviso, Leila e i suoi fratelli, più che un aggiornamento, è un seguito. Credo anche che, nonostante le premesse siano più o meno simili a quelle di Life and a Day, ci siano tante differenze in termini di narrazione, forma e personaggi. Specie per quanto riguarda la figura del padre, che è assente in tutti i miei altri film.

Perché hai scelto una famiglia così numerosa: padre, madre, Leila e quattro fratelli? Ognuno rappresenta qualcosa di particolare?

Mi sono ispirato alla realtà, alla storia vera di una famiglia numerosa. Ma al di là della singola dimensione che ogni fratello rappresenta, sono tutti elementi di un sistema - la dinamica familiare - in cui ognuno ricopre un ruolo essenziale.

Tramite questa dinamica tratti il tema delle disuguaglianze sociali e delle classi sociali in Iran e non solo, anche a livello universale, e predomina un certo senso di determinismo.

Leila e i suoi fratelli ha indubbiamente una portata universale. Ma riguarda anche la società iraniana nello specifico, poiché qui la classe media si è sviluppata solamente negli ultimi decenni. E intendo anche nelle piccole città in cui le famiglie hanno iniziato a potersi permettere un certo livello di comfort: possedere un’auto e ostentare la propria ricchezza.

Questo sviluppo ha creato la calotta interna della società. Tuttavia, il governo di Ahmadinejad ha completamente distrutto questa struttura - la classe media è scomparsa gradualmente spaccando ancora di più la società e acuendo la povertà.

A Teheran, chi viveva nelle periferie di classe media ha dovuto trasferirsi in delle simil-baraccopoli. Solo una piccola porzione di popolazione è riuscita ad accumulare capitale.


Questa situazione si riflette tra i fratelli di Leila: Alireza viene sempre fatto sentire in colpa perché vuole scappare da quel contesto sociale, mentre Manoucher cerca di sfruttarlo.

Più che scappare, Alireza vuole calma e serenità. Ha capito che per farlo, deve distanziarsi dalla sua famiglia. Leila se ne rende conto quando gli dice che, a differenza di come agiscono gli altri, lui prende decisioni ponderate.

Anche Manouchehr vuole andarsene, ma per ragioni diverse: crede che l’unico modo per migliorare la propria condizione di vita sia lasciare il Paese, anche a costo di farlo con escamotage vari che portano solo a dei vicoli ciechi.

L’idea del vicolo cieco trasforma i vari membri della famiglia in personaggi di una tragedia greca o di Shakespeare. Questa potrebbe benissimo essere la storia di un re e di dei principi caduti in disgrazia. Quando hai scritto il film, hai fatto riferimento a questi modelli?

Mi sono sempre ispirato alle tragedie greche e di Shakespeare. Sono i libri e i film che preferisco. Inconsciamente, hanno influenzato la mia scrittura, in particolare per quanto riguarda i personaggi.

Ed è proprio per questo che i tuoi film sono sempre molto commoventi e Leila e i suoi fratelli lo è particolarmente per via della densità e della dimensione romanzesche. E il tuo passato da documentarista traspare in qualche modo?

I miei film si sono sempre sviluppati all’incrocio tra queste due assi: una storia mi commuove solo se somiglia a una tragedia. Se non è profondamente drammatica, non mi interessa – e per “profondamente drammatica” intendo tragica al punto da farmi provare in prima persona le sofferenze dei personaggi. E cerco di ricreare questa dinamica nelle mie sceneggiature.

Detto ciò, queste sofferenze si ispirano, molto spesso, a fatti a cui ho realmente assistito e che mi hanno disgustato. La realtà pianta il seme di un albero che cresce sviluppando rami romanzeschi. Ad esempio, la storia di Life and a Day si ispira a una scena a cui ho assistito per caso in un vicolo: un giovane tossicodipendente che diceva addio alla sorella. La semplicità di quell’istante profondamente tragico mi ha spinto a iniziare a scrivere.

Parliamo di sguardi. Le scene più intense di Leila e i suoi fratelli sono quelle costruite sugli sguardi, sui momenti di silenzio che spezzano il caos che pervade il film.

Non è fatto apposta, non amo gli esercizi di stile. Posso benissimo passare da un’inquadratura di quinta a una carrellata. Non c’è nulla di forzato. Lo stesso vale per i silenzi e i dialoghi. È la scena stessa a dettarne lo stile. Ci sono certi elementi che vanno esplicitati e sono sempre pronto a scrivere dei dialoghi per i personaggi, potrei farlo all'infinito. Lo stesso vale per le scene in cui penso che basti una carrellata silenziosa dei visi dei personaggi. Inoltre, secondo me, gli sguardi sono ancora più potenti della musica, nonostante si pensi che il ruolo di quest’ultima sia quello di esprimere ciò che le parole non riescono a fare.

Tuttavia, i dialoghi tra i familiari sono spesso caratterizzati da grande violenza, specie quando riguardano il risentimento tra due generazioni - quella dei genitori e quella dei figli.

So benissimo che i dialoghi possono risultare duri e violenti, ma non è sempre così. Questa aggressività è dovuta alle loro condizioni di vita, più che a ciò che provano l’uno per l'altro.

Ho insistito con lo scenografo affinché si capisse che la famiglia vive in una casa minuscola e siamo riusciti nel nostro intento.

In un ambiente così piccolo, non esistono la privacy e gli spazi personali, non si è mai lontani dagli sguardi altrui. Si è sempre insieme. Per forza, poi, la vita è caratterizzata da tensioni e aggressività - quando non si possono avere segreti e non ci si può allontanare dai propri cari, non ci si fanno più scrupoli nelle interazioni con loro. E proprio per questo motivo nell'appartamento non ci sono stanze - così si rinforza l’idea di prossimità che si sfoga in violenza visibile.


In queste interazioni viene a galla l’idea di sofferenza di cui parlavi: ogni generazione incolpa l’altra delle sue sfortune. Ma, secondo te, chi sono le vere vittime? 

Credo sia importantissimo potersi allontanare dalla propria famiglia, dai propri genitori, e vivere la propria vita. Ma bisogna avere i mezzi per farlo. Questi ragazzi - ormai adulti - non li hanno. Si vede chiaramente che stanno soffocando. Nel film questo aspetto viene esplicitato.

Parlaci degli attori che formano questa famiglia. Hai già lavorato un paio di volte con Navid Mohammadzadeh e Payman Maadi, ma questa era la prima volta con Taraneh Alidoosti. 

È un'attrice straordinaria. È stata mia sorella a farmi il suo nome, quando ho iniziato a scrivere il personaggio. E, pura coincidenza, mia sorella si chiama Leila.

Intervista di Alex Masson, maggio 2022.




Sinossi. Iran, oggi. Leila, 40 anni, ha passato la vita a prendersi cura dei suoi genitori e dei suoi quattro fratelli, una famiglia irrequieta e schiacciata dai debiti. Quando il suo progetto di avviare un’impresa che li aiuti a uscire dalla povertà è ostacolato dal padre, Esmail, per motivi egoistici, i già fragilissimi equilibri familiari si spezzano, forse irrimediabilmente. Presentato in concorso al festival di Cannes, Leila e i suoi fratelli è il ritratto emozionante e delicato di una famiglia imperfetta, uno sguardo profondo sull’Iran di oggi, sorretto dalla straordinaria interpretazione di Taraneh Alidoosti, musa di Asghar Farhadi.


Scheda tecnica

Scritto e diretto da Saeed ROUSTAEE

Produzione Saeed ROUSTAEE

Javad NORUZBEIGI

Direttore della fotografia Hooman BEHMANESH

Montaggio Bahram DEHGHAN

Scenografia Mohsen NASROLLAHI

Costumi Ghazale MOTAMED

Trucco Iman OMIDVARI

Suoni Rashid DANESHMAND

Iraj SHAHZADI

Ingegnere del suono Amirhosein GHASEMI

Effetti visivi Javad MATURI

Distribuzione in Francia WILD BUNCH

Distribuzione internazionale ELLE DRIVER


Cast artistico

Taraneh ALIDOOSTI Leila

Navid MOHAMMADZADEH Alireza

Payman MAADI Manouchehr

Farhad ASLANI Parviz

Mohammad ALIMOHAMMADI Farhad

Saeed POURSAMIMI Padre

Nayereh FARAHANI Madre

Mehdi HOSEININIA Bayram


Saeed ROUSTAEE

Saeed ROUSTAEE è nato in Iran nel 1989. Dopo essersi laureato in Cinema alla Soore

University, ha iniziato la sua carriera dirigendo tre cortometraggi e un documentario che ha

vinto oltre 100 premi a livello globale.

Il suo primo lungometraggio, Life and a Day (2016), ha vinto il Premio per la miglior regia e

la miglior sceneggiatura al Fajr International Film Festival, il principale festival

cinematografico iraniano, nonché altri premi internazionali.

Il suo secondo lungometraggio, Metri Shesho Nim (Sei milioni e mezzo) (2019), è stato

presentato a Venezia Orizzonti, è stato nominato al Premio César per il miglior film straniero

e ha vinto il Premio alla miglior regia al Tokyo International Film Festival.

Lungometraggi:

Leila e i suoi fratelli (2002)

Metri Shesho Nim (Sei milioni e mezzo) (2019)

Life and a Day (2016)

Cortometraggi:

Saturday (2011)

Ceremony (2012)

Empty street (2014)


Taraneh Alidoosti, nata il 12 gennaio 1984, è un'attrice iraniana. È conosciuta a livello

internazionale per il suo ruolo ne Il cliente (2016), premio Oscar come miglior film straniero.

Alidoosti ha vinto il Premio come miglior attrice protagonista al 20° Fajr International Film

Festival e il Pardo d’argento al 55° Locarno Film Festival per I'm Taraneh, 15 (2002), il suo

primo film. È anche conosciuta per Beautiful City (2003) e Fireworks Wednesday (2006).

Navid Mohammadzadeh è nato nel 1986 in Iran. Attore iraniano acclamato, ha vinto il

premio Orizzonti al miglior attore al festival di Venezia per Il dubbio - Un caso di coscienza

(2017) di Vahid Jalilvand. Ha anche ricevuto il Premio al miglior attore al Tokyo International

Film Festival per Metri Shesho Nim (Sei milioni e mezzo) (2019) di Saeed Roustaee.

Payman Maadi è nato nel 1970 a New York City da genitori iraniani. La sua famiglia è

ritornata in Iran quando aveva 5 anni. Si è laureato in Ingegneria metallurgica alla Karaj

Azad University e ha cominciato la sua carriera cinematografica alla fine degli anni 2000

come sceneggiatore. Il suo primo film in veste di attore è stato About Elly (2009) di Asghar

Farhadi. Due anni più tardi ha ricevuto l’Orso d’argento come miglior attore alla Berlinale

grazie alla sua interpretazione di Nader in Una separazione (2011) di Farhadi.


Farhad Aslani, nato l’8 giugno 1966, è un attore iraniano. Il suo primo film è stato The Blue-

Veiled di Rakhshan Bani Etemad nel 1995. Ha vinto il Simorgh di cristallo al FIFF (Fajr


International Film Festival) per Private Life (2012). Ha ricevuto il Premio come miglior attore

al 47° International Film Festival of India per Daughter (2016). È anche conosciuto per aver

interpretato Ibn Ziyad nella nota serie-TV iraniana Mokhtarnameh (2011).

Mohammad Ali Mohammadi è un attore iraniano. Attivo sia al cinema che a teatro, è

conosciuto per Metri Shesho Nim (Sei milioni e mezzo) (2019), Life and a Day (2016) e Leila

e i suoi fratelli (2022).

Saeed Poursamimi, nato il 29 febbraio 1944, è un attore iraniano. Dopo la laurea in

Recitazione all’Accademia di Belle Arti di Rasht, ha cominciato la sua carriera sul

palcoscenico negli anni ‘60. Ha debuttato al cinema nel 1987 con Captain Khorshid, diretto

da Naser Taghvai. È l’unico attore ad aver vinto tre volte il Simorgh di cristallo come miglior

attore non protagonista. È altresì conosciuto per le sue interpretazioni in A cube of sugar

(2011) e Bride of Fire (2000).


Contatti:

I Wonder Pictures

Via della Zecca, 2 - 40121 Bologna

Tel: +39 051 4070 166

distribution@iwonderpictures.it

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