giovedì 12 settembre 2024

The Night (Kourosh Ahari, 2020)




Un film-caso. Per almeno tre motivi: è un thriller-horror, generi poco battuti dal cinema iraniano (specie in passato; ultimamente stanno emergendo). E' un esemplare unico di coproduzione tra Stati Uniti e Iran, concepito poco prima delle nuove sanzioni di Trump. E questo, insieme all'osservanza delle regole sull'abbigliamento nonostante l'ambientazione americana, ha fatto sì che sia stato il primo film statunitense rilasciato in Iran dopo la rivoluzione.

Diretto da un esordiente sulla quarantina emigrato giovanissimo negli Stati Uniti, e interpretato dalla star Shahab Hosseini, racconta di una famiglia - moglie marito e neonata - di immigrati iraniani a Los Angeles che, tornando una notte da una cena tra amici verso casa, in auto, sostano in un hotel a causa del tasso alcolemico di lui, che è il guidatore. Qui forze soprannaturali costringono i coniugi ad affrontare i segreti che si sono nascosti l'uno l'altro al fine di rompere gli incantesimi.

L'intreccio appare, francamente, di una banalità che sconcerta, ma viene in parte riscattato da rimarchevoli soluzioni cinematografiche. Inevitabili i rimandi a "Shining" e a un altro horror della diaspora iraniana, "Under the Shadow" di Babak Anvari. 

Curiosità: il cognome dell'attrice coprotagonista Niousha Noor significa "luce", che ciò che nel film manca, anche per "colpa" del suo personaggio. La bambina invece si chiama Shabnam, nome che significa "rugiada" ma che contiene la parola "notte" (shab).

Il film si può acquistare in dvd e blu-ray o vedere in streaming su Prime Video (link), con un abbonamento che comprende un periodo di prova gratuito












sabato 7 settembre 2024

Shahed -The Witness (Nader Saeivar, 2024)

 


Nella sezione Orizzonti Extra della Mostra di Venezia, dove ha vinto il premio del pubblico, arriva il nuovo film di Nader Saeivar, regista iraniano per anni collaboratore di Jafar Panahi e già autore di un film molto bello: The Alien, miglior sceneggiatura in Cineasti del presente a Locarno 2020 .

Shahed, scritto sempre insieme a Panahi che ha anche curato il montaggio, racconta di Tarlan, un’insegnante di danza vedova da tanti anni ma sempre combattiva. Quando la figlia adottiva viene assassinata, la donna si trova a combattere contro un muro di omertà eretto proprio da chi su quell’assassinio dovrebbe indagare. Tarlan dovrà decidere se cedere alle forti pressioni politiche o rischiare il tutto per tutto, rivelando tutto ciò di cui è a conoscenza.

Tarlan (interpretata da una straordinaria Maryam Bobani) arriva a denunciare l’omicidio della figlia adottiva da parte di un marito violento e potente. È una testimone diretta di questo delitto e vuole andare in fondo nonostante tutti gli consiglino di fare il contrario.

Raccontando questa storia Saeivar vuole evidentemente mostrare cosa sono costrette a fare le persone comuni in Iran che non svendono la propria dignità di fronte alla paura.

Shahed - The witness riflette così le attuali condizioni della società iraniana e ci mostra il modo in cui agisce il Governo e come si debba sempre obbedire anche a rischio della   propria dignità. Saeivar ci mostra anche come il regime repressivo iraniano operi con un controllo a 360 gradi della società iraniana, il tema del controllo era già ben presente nel film precedente e viene ancora di più palesato in questo. Shahed ci fa così capire come è difficile per le persone mantenere umanità se vengono cancellati come esseri umani e la  verità non si sa più cosa sia.

Shahed inizia e finisce con un ballo che è un evidente segno di libertà, mentre le tende si chiudono e i social vengono silenziati la danza fa il contrario, è un segno di libertà che Seivar decide di usare in apertura e chiusura quasi come un sipario al cui interno incastona un potente thriller che intreccia temi sociali e politici.

Il film si inserisce così con autorevolezza nel cinema iraniano contemporaneo, non ha gli slanci di scrittura di Farhadi o la potenza dello stesso Panahi ma, nonostante qualche didascalisno di troppo, racconta bene i temi dell’oppressione, della dignità umana e della resistenza individuale.


Claudio Casazza

mercoledì 4 settembre 2024

L'Iran vieta a regista e attrice di andare a Venezia

 La denuncia della produzione. Il cortometraggio, opera prima dell'attrice Atefeh Jalali, avrebbe dovuto essere proiettato nella sezione«Orizzonti»


Niente debutto, a Venezia, per la regista iraniana Atefeh Jalali, che doveva presentare il suo primo cortometraggio, Ajar. Alla regista e al cast del cortometraggio - l'attrice Masoomeh Iranshahi e il collega Ibrahim Azizi - è stato impedito di lasciare l'Iran per via del tema politico trattato nella pellicola e perché l'attrice protagonista non indossava l'hijab. A renderlo noto, la produzione WeShort. Il corto doveva essere proiettato nella sezione Orizzonti. A rappresentare il corto a Venezia nella world premiere ci saranno quindi Alex Loprieno per WeShort e i co-produttori spagnoli della MonkeyFilmmakers.

 Ajar racconta la storia di una donna e di un uomo coinvolti in una relazione extraconiugale che prende una svolta inaspettata quando la moglie dell'uomo viene arrestata durante le proteste di quella stessa notte. Sebbene la moglie non appaia mai sullo schermo, la sua presenza è profondamente sentita, spingendo la protagonista a riconsiderare la propria vita e ad allontanarsi da un percorso edonistico. Il film affronta temi di colpa, resilienza e il potere trasformativo della solidarietà tra donne."


Fonte: Corriere della Sera