Ciò che vi dico
stasera, in futuro apparirà ovvio:
oggi i migliori film del mondo vengono realizzati in Iran.
oggi i migliori film del mondo vengono realizzati in Iran.
Werner Herzog, 1995
Premiato nei principali
festival internazionali, acclamato dalla critica, il cinema iraniano
è stato per un decennio buono, a partire dalla fine degli anni
ottanta, un punto di riferimento per cinefili e addetti ai lavori.
Si tratta di una
cinematografia relativamente giovane, che nasce nel secondo
dopoguerra e si sviluppa negli anni successi alternando momenti di
fermento a periodi di stasi, fino alla svolta, per il cinema come per
il Paese, dell'esperienza khomeinista, fenomeno storicamente inedito
che coniuga rivoluzione e reazione.
Per quanto concerne la settima
arte, una prima stretta repressiva portata dal nuovo regime ha durata
breve. Come molti leader autoritari che l'hanno preceduto, non solo
in Occidente, anche l'Ayatollah Supremo intuisce le enormi
potenzialità del cinema quale strumento di propaganda politica.
Nella prima metà degli anni
ottanta prosegue così la gavetta, spesso cominciata nel decennio
precedente, di alcuni autori che saranno protagonisti dell'imminente
Nouvelle Vague persiana.
Nei
film realizzati in questo periodo troviamo in particolare due
tematiche: la violenta repressione che veniva esercitata dalla
Savak, la micidiale polizia politica dell'ultimo scià, Reza Pahlevi
e la cosiddetta guerra
imposta,
quella seguìta all'invasione delle truppe irachene. Conflitto che in
quel periodo sta decimando un'intera generazione: attualmente il
sessanta percento della popolazione iraniana ha meno di trent'anni;
spesso si tratta di ragazzi cui in tenera età è stato inculcato
l'odio verso Saddam Hussein e i suoi seguaci.
Nella seconda metà del
decennio alcuni giovani registi, come Mohsen Makhmalbaf, Abbas
Kiarostami, Amir Naderi e altri autori un po' meno noti ma non per
questo meno validi, raggiungono la piena maturità espressiva e
realizzano una serie di opere apprezzate innanzi tutto in patria,
dove però spesso incappano nelle maglie della censura, ma anche
all'estero, dove il Nuovo Cinema Iraniano ottiene un sempre maggior
seguito.
I cinefili occidentali
apprezzano una cinematografia che appare erede del Neorealismo
italiano, che coniuga una sublime poetica dei piccoli oggetti con
acute riflessioni metacinematografiche, che racconta con arguzia e
sensibilità esperienze di vita quotidiana che assumono un respiro
universale, che consegna alla memoria indimenticabili volti di attori
non professionisti, spesso bambini, protagonisti di vicende
commoventi.
Negli
anni '90, col governo del Partito Riformista del Presidente Khatami,
la cinematografia nazionale riceve un nuovo impulso, fino alla
definitiva consacrazione con la Palma d'oro assegnata al suo
esponente più rappresentativo, Kiarostami, premiato nel 1997 per Ilsapore della ciliegia e
con il Leone d'oro ottenuto nel 2000 da Il
cerchio
del suo allievo Jafar Panahi, un giovane regista fortemente critico
nei confronti del regime.
Come inevitabilmente accade,
all'apogeo segue poi un relativo declino. Negli ultimi anni la
critica e il pubblico internazionali hanno perso interesse verso il
cinema iraniano. Ciò può essere spiegato con almeno due
motivazioni: la tendenza alla ripetizione - di maniera - di alcuni
stilemi e contenuti, riscontrabile ad esempio nella produzione della
famiglia Makhmalbaf (hanno realizzato film, in qualità di registe,
sia la moglie sia le due giovanissime figlie di Mohsen, queste ultime
raccogliendo un'enorme messe di premi in festival di vario prestigio)
e la nuova politica censoria del Presidente conservatore Ahmadinejad.
Se da un lato il livello medio
dei film iraniani sembrerebbe essere effettivamente calato, è però
vero che alcuni giovani autori, come lo stesso Panahi o un altro
allievo di Kiarostami, il curdo Ghobadi, hanno acquisito maturità e
autonomia. I loro ultimi, splendidi film sono inediti in Italia, ma
avrebbero senz'altro meritato una distribuzione.
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