Va annoverato tra i maggiori registi iraniani, ma è forse il meno noto in Occidente; di sicuro, ingiustamente, tra i meno celebrati. Nato nel 1942 a Isfahan, Bahman Farmanara studia a Londra e (cinema) in California, per tornare in Iran con un bagaglio tecnico notevole. Ha bisogno però di un appoggio letterario, che trova adattando l'omonimo romanzo dello scrittore dissidente Houshang Golshiri, per firmare un grande film come "Prince Ehtejab" (Shazdeh Ehtejab), sua opera seconda.
Locandina di F. Mesghali, autore anche dei titoli di testa |
Il racconto è ambientato al crepuscolo della dinastia Qajar, tra la fine dell''800 e gli inizi del '900, ma assume connotati politici di denuncia di una monarchia agli sgoccioli, che ricorre alla repressione per tentare di preservarsi.
Il vecchio servo Morad riporta a Ehtejab le notizie delle morti nell'ambiente di corte. Il principe, con l'occasione, ripercorre le atrocità perpetrate dalla dinastia, a partire dal nonno. Un uomo soffocato con modalità lucidamente crudeli, un gruppo di manifestati sterminato a fucilate, un bambino sgozzato per l'inerzia del boia, che non si aspetta l'atipico ordine di non procedere...
Cresciuto in questo clima di violenza, l'inetto Ehtejab sfoga la propria impotenza sessuale e politica sulla moglie e sulla domestica. La psiche del protagonista, scomposta e deviata, genera un mix di compassione e ripugnanza nello spettatore; e simboleggia perfettamente un sistema dispotico al collasso, l'avvicinarsi della cui fine è scandito dal ticchettio di una miriade di orologi. Così, Morad può annunciare al principe ancora in vita la sua stessa morte per tisi, prima di far cadere con rabbia le fotografie degli antenati.
Il bianco e nero, tanto chiaroscurato quanto di sobria eleganza, accompagna una regia avvolgente e la frammentata e labirintica struttura temporale a flashback, per un piacere estetico che va al di là della complessità del narrato e che parte dagli splendidi titoli di testa, a cura dell'illustratore e animatore Farshid Mesghali. Per modernità e temi (e modalità di affrontarli), "Prince Ehtejab" svetta nel panorama del cinema iraniano dell'epoca, se non di tutti i tempi. In ogni caso, è un capolavoro da recuperare.
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