Nel 1889, l'epilettico Hajji Hossein-Gholi Noori parte in pompa magna dalla Persia per Washington come primo ambasciatore iraniano negli Stati Uniti. A destinazione però, confinato nella vuota e inoperosa ambasciata, soffre di solitudine e nostalgia, è vittima di tanti piccoli equivoci, ha difficoltà relazionali con gli americani. Quando, grazie alla bontà dei pistacchi che offre sempre a chiunque, conquista la simpatia del Presidente Grover Cleveland ("imperatore senza corona"), questi però ha concluso il proprio mandato. Inoltre, l'aver poi offerto asilo politico a un capo pellerossa non aiuta i rapporti diplomatici...
Con stile antinaturalistico, Ali Hatami, nome di punta della prima Nuovelle Vague iraniana nel decennio precedente, si affida sopratutto ai lunghi monologhi del grande attore Ezzatolah Entezami (che abbiamo già incontrato in "The Cow") per far metafora comica e grottesca da un lato delle tensioni tra Iran e Usa ("Hajji Washington" è di poco successivo alla crisi degli ostaggi dell'ambasciata Usa a Teheran, e viene bloccato per tanto tempo dalla censura), dall'altro lato di una monarchia persiana già in piena decadenza novant'anni prima della sua fine. Un tentativo non del tutto convincente, ma senz'altro degno di nota.
Girato in Italia, conta diversi italiani tra cast e maestranze; in testa lo scenografo, futuro premio Oscar, Gianni Quaranta.
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