sabato 28 gennaio 2023

Libro: In the Time of Kiarostami (Godfrey Cheshire, 2022)

 


Ecco un nuovo volume sul cinema iraniano, scritto da uno dei critici che più a lungo e con più attenzione si sono dedicati alla nostra cinematografia di riferimento. Autore per New York Times, Variety, Film Comment, The Village Voice, Interview, Cineaste, Godfrey Cheshire ha già pubblicato nel 2019 un eccezionale libro-intervista in cui Abbas Kiarostami descrive minuziosamente i suoi film, cortometraggi compresi, fino a "Il vento ci porterà via", fornendo valutazioni e informazioni preziose e impossibili da trovare altrove. 

Con "In the Time of Kiarostami", Cheshire raccoglie ciò che negli anni ha scritto sul cinema iraniano, non solo relativamente al cineasta più prestigioso. L'argomento è introdotto dall'autore con un affascinante excursus sulla storia di quella cinematografia, intrecciata alla sua vicenda biografica personale, che diventa una finestra aperta sulla ricezione dei film persiani in occidente. Non solo: per molti di noi (per me di sicuro), incontrare il cinema iraniano ha significato interessarsi all'Iran e al suo popolo. Così è stato anche per il critico americano, a partire dal 1992.

Seguono tre reportage da Teheran, in occasione del festival Fajr nel 1997, 2002 e 2017, in cui l'autore, oltre a scrivere di cinema, coglie l'occasione per svelare ai lettori statunitensi alcuni aspetti della vita quotidiana, della storia e della circolazione della cultura nella Repubblica Islamica. E' interessante vedere i cambiamenti intercorsi in vent'annì - dall'anno della Palma d'oro di Kiarostami a quello successivo alla sua morte - anche in tema di relazioni Usa-Iran. Spiccano in questa sezione un commento di Mani Haghighi sui suoi rapporti complicati con Asghar Farhadi e il breve aneddoto dell'incontro a casa di Jafar Panahi.

Segue un'intera sezione dedicata al cinemaster Abbas Kiarostami - definito il più importante filmmaker comparso sul palcoscenico mondiale negli anni 90 - aperta da un commosso ricordo in occasione della sua scomparsa, cui seguono il resoconto della filmografia, inquadrata anche all'interno della storia del cinema internazionale, e articoli d'epoca, redatti dal 1998 in poi, fino alla recensione del postumo "24 Frames" pubblicata su Film Comment.

Una parte intitolata "Iranian Filmmakers" allarga lo sguardo agli altri grandi cineasti giunti alla ribalta occidentale in questo trentennio, compresi tra gli altri il veterano Dariush Mehrjui, che compare più volte nel corso del libro, e ovviamente la famiglia Makhmalbaf. C'è anche un'intervista al direttore della fotografia Mahmoud Kalari.

Insomma, un volume molto interessante e corposo (oltre 300 pagine), oltre che di lunga gestazione, visto che ci era stato preannunciato già tre anni fa. Come abbiamo scritto per "Conversations with Kiarostami" , sarebbe bello se un editore italiano si decidesse a tradurre questi importanti testi, specie in un momento di rinnovata attenzione internazionale verso uno stato come l'Iran, la cui cinematografia ha molto da dire sul paese.

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