sabato 21 gennaio 2017

Viaggio nell'animazione iraniana (parte II)

Un percorso in due tappe a cura di Alessandro Arpa. Qui la prima.



Come preannunciato, dopo la rivoluzione del ’79, in Iran si assiste ad un cambiamento progressivo non solo sociale ma anche culturale. Il cinema d’animazione è investito da nuove idee e alla vecchia guardia guidata da Sadeghi si aggiunge una nuova intelligencija composta da: Ahmad Arabani con “The Axe” (parabola ecologica in cui è protagonista un’ascia che taglia, ferocemente, tutti gli alberi di un bosco. Alla fine la natura si ritorcerà contro), Abdollah Alimorad che in “One is not enough” sperimenta la tecnica della clay animation mentre in “Bahador”, realizzato in stop motion, affronta il tema della lotta di classe tramite la rivolta organizzata da un topolino. Questa è un’opera corale in cui il gruppo è portavoce di quel sentimento di lotta collettivo verso l’oppressione esercitata da chi detiene il potere. Ad utilizzare la tecnica della clay animation è anche Asghar Zadeh in “Companion”. Basata su una storia di Asad Allah Khamesi, l’opera di Zadeh si compone di vuoti, di desolazioni. In un’area desertica, due uomini cercano rifugi per eludere la calura del sole o la pioggia torrenziale. Per risolvere tutti i loro problemi, infine, decidono di costruire una casa. Un dramma sulle solitudini umane risolte nella condivisione e nell’aiuto reciproco. Alla complessità di questi artisti si contrappone la semplicità del disegno delle animazioni di Mohammad Reza Abedi. Le figure si spogliano del superfluo e dei dettagli. Al rogo gli inutili complementi. In “The Playmate”, due bambini drasticamente stilizzati giocano insieme, si fanno i dispetti ma alla fine mostrano il loro lato debole, infantile e amorevole. “Noghli and the Snow Crystals” ha una trama esile compensata dalla visionarietà dell’artista. Il piccolo Noghli vede, attraverso le lenti degli occhiali del nonno, i fiocchi di neve cadere. La visione si distorce e comincia un viaggio allucinante e sperimentale nella mente del bambino. In questa rassegna di autori, non esaustiva ma evocativa non può mancare Farkhonde Torabi. Nel 1996 realizza “The rainbow fish”, una storia marina, un film sulla vanità. Un pesce arcobaleno grazioso ma vanitoso ha delle squame invidiate da tutti gli altri pesci, ricoperte di gemme scintillanti. La sua boria lo porta all’esclusione. La solitudine lo rende facile preda per i predatori marini ma, grazie all’intervento degli altri pesciolini, riuscirà a salvarsi. Riconoscente, il pesce arcobaleno rinuncerà alla sua bellezza regalandone un po’ ai suoi amici in una danza che, con movimenti sincopati, compone una lucente costellazione equorea. Del 1999, invece, è “Shangoul and Mangoul”, in cui è utilizzata l’animazione 2D e la tecnica cut-out [Immagine 1]. L’intrigo è semplice: un lupo attende il momento propizio per divorare dei caprettini. Quando la madre esce di casa, il furbo lupo attua il suo piano malefico. Le culture si fondono e la favola del lupo e dei sette caprettini dei fratelli Grimm si confonde con una delle fiabe iraniane più celebri.


Merita qualche accenno anche l’animazione del 2000. Tralasciando i lavori in digitale ancora acerbi ed imperfetti, la trattazione verterà su tre casi diversi tra loro sia per tecnica utilizzata che per i temi. Il primo cortometraggio animato preso in considerazione è “The Story of Apple” dove sono utilizzati dei dipinti ad olio eseguiti su una superficie vitrea. Di Mozafar Sheidayi e Seyed Romin Sheidayi, il lavoro racconta il ciclo vitale di una mela dalla sua maturazione alla caduta accidentale da un albero fino alla sua morte, mangiucchiata da vermi e bruchi. Ma la morte instilla nuova vita, nel seme che ingravida la terra c’è la speranza di rinascere. Del 2004 è “The General and the Kite” di Mohammad Ali Soleymanzadeh, una parodia del potere. Un generale tozzo, basso e bruttino riesce, indossando una divisa magica, a mutare conformazione fisica assumendo un’aria austera e solenne. Privato della sua divisa, però, ha una regressione ad uno stato infantile. Il protagonista ha comportamenti da poppante e si diletta a cavalcare un dondolo a gettoni. La smania di potere sarà smorzata dall’intervento di alcuni bambini che useranno l’uniforme militare come se fosse un aquilone. Il potere, defraudato della sua crudele regalità, è declassato e diventa un gioco comune. Ma, chiaramente, è la prima parte del corto a destare un notevole coinvolgimento. La stregata tenuta militare trasforma il generale nei grandi monarchi e dittatori della storia mondiale. Passano in rassegna: Napoleone armato di sciabola, Hitler mentre tiene un discorso, un diplomatico statunitense e Saddam Hussein che, tra le mani, stringe una bomba pronta ad esplodere [Immagine 2/3]. Per concludere, l’ultimo film trattato è “Farmer Duck” del 2004 di Aviz Mir Fakhrayi. Una papera instancabile lavora di giorno e di notte mentre il suo padrone, un abulico contadino, se ne sta a dormire. Proprio quando il giovane fannullone decide di controllare l’operato della papera-lavoratrice, la sorprende durante una meritata pausa. Il tentativo di redarguire il povero animale fallisce per l’intervento rabbioso di un cane che ringhia e attacca l’ozioso umano. Un film riflessivo dedicato a tutti coloro che impartiscono ordini senza poterselo permettere.




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