martedì 5 novembre 2019

Artisti del cinema protestano contro censura, mancanza di protezione e denaro sospetto

In uno degli attacchi più espliciti alla censura in Iran, oltre 200 attivisti iraniani dell'industria cinematografica hanno protestato contro gli ostacoli alla loro professione, incluse la severa censura e l'incapacità del governo di rispettare le sue stesse regole di licenza di fronte all'intervento di autorità non governative


Un lavoratore rimuove il poster di The Parental House, messo al bando dopo 
la proiezione del 29 ottobre 2019

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"Deploriamo la politica di inquisizione della forma e del contenuto dei film, in qualsiasi contesto", hanno affermato gli artisti cinematografici iraniani nella loro dichiarazione in dieci punti, aggiungendo che richiedono libertà di pensiero ed espressione.

La dichiarazione, pubblicata sabato 2 novembre, afferma: "Noi, la gente del cinema, siamo un gruppo di registi, sceneggiatori, produttori, attori e attrici la cui professione è stata attaccata e danneggiata per anni".

Quasi tutte le figure di spicco del cinema iraniano, tra cui il vincitore dell'Oscar Asghar Farhadi, l’acclamato a livello internazionale Jafar Panahi , Mohammad Rasoulof e Bahman Ghobadi, così come i veterani cineasti Nasser Taghvai, Rakhshan Bani Etemad e il leggendario e acclamato dalla critica regista cinematografico e teatrale Bahram Beizai, sono tra i firmatari della dichiarazione. 
[Tra gli altri nomi, Niki Karimi, Parviz Kimiavi, Varuz Karim Massihi, Manijah Hekmat, Ahmad Talebinejad e Amir Shahab Razavian n.d.t]

La "sicurezza del lavoro" è una delle principali preoccupazioni. "Molti cineasti sono stati incarcerati e gli è proibito lasciare il paese solo per aver diretto film critici", afferma la dichiarazione, aggiungendo: "L'evidente discriminazione nell'assegnazione dei progetti, così come la censura e la soppressione della libertà di espressione hanno costretto diversi cineasti e star a un’emigrazione non desiderata".

Nel frattempo, i cineasti si sono lamentati dei numerosi centri incaricati di controllare le loro opere, mentre i “pirati” sono liberi di far circolare i loro film senza pagare i diritti d'autore.

La scorsa settimana, il film "The Paternal House", diretto dal veterano regista Kianoush Ayyari, è stato proiettato dopo un decennio di fermo da parte dell'autorità di censura. Tuttavia, nel giro di pochi giorni, il film è stato nuovamente bandito a seguito di un ordine emesso dal procuratore generale della Repubblica islamica.

Una scena di The Parental House


I cineasti hanno specificamente protestato per le "barriere omicide" che incontrano ogni volta che chiedono una licenza per proiettare le loro opere.

Nessuno dei membri del consiglio che rilascia licenze per la proiezione di film in Iran ha finora reagito alla dichiarazione.

Negli ultimi anni, i comandanti del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC) hanno intrapreso una manovra strisciante per dominare l'industria cinematografica iraniana.

Tuttavia, molti critici insistono sul fatto che i film prodotti dall'IRGC e le persone ad esso collegate, sono principalmente film "banali" realizzati a fini di "propaganda" e perseguono "fini politici".

Senza nominare il potente IRGC, la dichiarazione afferma che il governo e "certi" organismi stanno supportando film "particolari" attraverso investimenti sospetti.

Inoltre, Ghafouri Azar afferma che, per la prima volta, i cineasti affiliati all'ufficio del leader supremo della Repubblica islamica, l'Ayatollah Ali Khamenei, incluso Rouhollah Hejazi, si sono uniti ai registi dissidenti come il pluripremiato Jafar Panahi e il regista auto-esiliato Bahram Beizai, per protestare contro la censura e i severi controlli sull'industria cinematografica iraniana.

Nel frattempo, per ragioni sconosciute, due registi veterani, Dariush Mehrjui e Masoud Kimai, hanno preferito non firmare la dichiarazione.

La dichiarazione è stata pubblicata in un momento in cui la House of Cinema, controllata dal governo, ha scritto una lettera al capo della magistratura della Repubblica islamica, il chierico intransigente Ebrahim Raeesi, chiedendo un’udienza.

Raeesi, sfidante senza successo del presidente in carica Hassan Rouhani nelle elezioni presidenziali del 2017, sta tra le altre cose assumendo un ruolo di arbitro di cassazione nelle controversie industriali e sindacali.


Fonte:
Traduzione: Cinema Iraniano blog

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