mercoledì 23 maggio 2018

Travellers, Bahram Beizai (1991)

Bahram Beizai è l'autore di uno dei film-simbolo del cinema iraniano: "Bashù il piccolo straniero", per altro unico suo lavoro conosciuto in Italia. Questo, essendo non perfettamente allineato con le esigenze di propaganda bellica, viene bloccato per tre anni, fino alla fine del conflitto con l'Iraq (esce nel 1989). Si tratta di uno stop forzato anche per la carriera del regista, che negli anni 90 riparte quasi da zero, a due decadi dal debutto. Quattro sono gli anni di lavoro necessari per la realizzazione di un film ambiziosissimo e davvero suggestivo, inedito e pressoché invisibile da noi, come "Travellers" (Mosaferan), summa del realismo mitico già palesato in altre, meno note pellicole.




Una famiglia si dirige in automobile verso Teheran per una cerimonia nuziale. I membri dell'equipaggio si presentano uno a uno allo spettatore, ma una di loro rivela che tutti moriranno prima di arrivare a destinazione. La casa che li attende è addobbata a festa, ma lentamente la notizia della tragedia si insinua e porta il lutto. Solo l'anziana matriarca confida in uno specchio (che per la tradizione protegge i viaggiatori) mai trovato all'interno della vettura incidentata.

L'autore sfoggia un repertorio tecnico e un bagaglio culturale sterminati, tra echi felliniani nei movimenti circolari della macchina da presa, primi piani obliqui da realismo socialista sovietico, movenze e messa in scena da teatro persiano classico (il tazieh, che prevede ad esempio che lo spettatore conosca la storia prima che la performance cominci), fino ai chiari omaggi all'amato cinema giapponese: impossibile non pensare a "La cerimonia" di Nagisa Oshima; la sequenza della sposa che si presenta in banco, tra gli ospiti listati in nero, è altrettanto straniante. Il finale mistico, poi, lascia a bocca aperta.

La critica all'istituzione del matrimonio, coi suoi rituali ottusi, non passa inosservata. Inoltre la prassi censoria del periodo impone che le felicitazioni debbano essere rivolte solo ai parenti dei martiri di guerra, non a semplici sposi. Morale: Beizai dovrà abbandonare la regia per dieci anni. Si dedicherà alle sceneggiature e al montaggio, ma soprattutto al palcoscenico.





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