Riportiamo quanto emerso dall'incontro tenutosi ieri alla Sala Auditorium - Laboratorio delle arti UNIBO. Il curatore di "Teheran Noir" per il Cinema Ritrovato di Bologna Ehsan Khoshbakht ha presentato la rassegna insieme al ricercatore Kave Askari, al critico Behdad Amini e allla restauratrice Mania Gregorian. Il filmato è disponibile sul canale di Youtube della Cineteca di Bologna, ma essendo in inglese e della durata di quasi un'ora, riteniamo utile farne una sintesi. Per esigenze di fluidità omettiamo di attribuire le varie parti ai singoli relatori
Samuel Khachikian è un regista geniale nel mettere tante idee nelle singole inquadrature dei suoi film, per quanto questi possano essere di serie b, se non di categoria inferiore. Considerato da molti l'Hitchcock iraniano, detesta questa definizione, sentendosi più vicino a certi registi tedeschi.
La sua famiglia si rifugia in Iran per scampare al genocidio armeno, poi a causa di tumulti politici abbandona Tabriz per raggiungere Teheran. L'appartenenza a una minoranza etnica e religiosa (è cristiano) è molto importante per Khachikian, così come importantissimo è il ruolo degli armeni nella storia del cinema iraniano. Basti pensare che il primo lungometraggio iraniano in assoluto è "Abi and Rabi" dell'armeno Ovanes Ohanian.
L'Iran degli anni 50 gode di una posizione unica, perché una distribuzione disordinata e praticamente senza filtri consente di vedere film americani, europei, ma anche del terzo mondo. Questa fortuna non capita a nessuno, perché gli spettatori occidentali non vedono film turchi, egiziani, o indiani. Questa ampia scelta è determinante per la creatività della nascente industria cinematografica persiana, all'epoca davvero primitiva.
Tuttavia, pionieri come Khachikian devono inventare o copiare praticamente tutto (è lui ad aver introdotto i trailer nel paese). Se non bastasse, egli preferisce scegliere gli attori sulla base delle somiglianze coi divi internazionali (per esempio Clarke Gable) e solo in seguito insegnar loro a recitare. Per le colonne sonore, Khachikian ruba letteralmente le tracce dei film di successo (un esempio è "Gioventù bruciata", ma i casi sono innumerevoli). Una moda del periodo è poi quella dei remake (per fare un titolo: "Gilda").
In una video intervista, un Khachikian in tarda età sottolinea la differenza tra suspense e sorpresa. La prima riguarda ambienti, atmosfere, richiede del tempo. Lui la preferisce. E il pubblico è con lui.
La sua famiglia si rifugia in Iran per scampare al genocidio armeno, poi a causa di tumulti politici abbandona Tabriz per raggiungere Teheran. L'appartenenza a una minoranza etnica e religiosa (è cristiano) è molto importante per Khachikian, così come importantissimo è il ruolo degli armeni nella storia del cinema iraniano. Basti pensare che il primo lungometraggio iraniano in assoluto è "Abi and Rabi" dell'armeno Ovanes Ohanian.
L'Iran degli anni 50 gode di una posizione unica, perché una distribuzione disordinata e praticamente senza filtri consente di vedere film americani, europei, ma anche del terzo mondo. Questa fortuna non capita a nessuno, perché gli spettatori occidentali non vedono film turchi, egiziani, o indiani. Questa ampia scelta è determinante per la creatività della nascente industria cinematografica persiana, all'epoca davvero primitiva.
Tuttavia, pionieri come Khachikian devono inventare o copiare praticamente tutto (è lui ad aver introdotto i trailer nel paese). Se non bastasse, egli preferisce scegliere gli attori sulla base delle somiglianze coi divi internazionali (per esempio Clarke Gable) e solo in seguito insegnar loro a recitare. Per le colonne sonore, Khachikian ruba letteralmente le tracce dei film di successo (un esempio è "Gioventù bruciata", ma i casi sono innumerevoli). Una moda del periodo è poi quella dei remake (per fare un titolo: "Gilda").
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