venerdì 5 aprile 2019

Tangsir, Amir Naderi (1973)



Da una storia realmente accaduta. Una donna ha come unica fonte di ricchezza un bue, che però impazzisce e viene involontariamente abbattuto da Zaer Muhammad (Behrouz Vossoughi), umile scavatore di pozzi. Per risarcirla, l'uomo insegue gli investitori disonesti - un consorzio di notabili - a cui, secondo usanza, aveva affidato i risparmi di una vita. 

Film ambientato nell'arido sud-ovest iraniano, da cui proviene lo stesso Amir Naderi che, al terzo lungometraggio, con "Tangisr" sceneggia e dirige l'opera che gli dà la grande notorietà in patria, grazie anche ai lauti finanziamenti di una produzione che gli consente di impiegare il colore e il Cinemascope. Base di partenza è il romanzo omonimo di Sadegh Choubak (oltre a un racconto di Rasoul Parvizi), secondo il connubio caratteristico della Nouvelle Vague iraniana tra un giovane regista e un affermato scrittore non allineato col regime dello scià. Ma è l'unica volta in tutta la carriera che Naderi adatta un soggetto non suo. I tangsirs, verso cui il protagonista rivendica appartenenza e gli antagonisti riversano sprezzo, sono gli abitanti di Bushehr, città sul Golfo Persico che ha dato i natali a Choubak.

Il divo Vossoughi, la cui fama al culmine gli consente di indirizzare il progetto contando più del produttore e del regista, interpreta il suo classico personaggio orgoglioso, che brama la giustizia e la raggiunge tramite la vendetta violenta.
Tuttavia l'individuo, maschio, provinciale, che insegue in solitudine e con tenacia il miraggio del denaro, prenderà le sembianze di tanti protagonisti, spesso adolescenti, dei film di Naderi. Lo stile del cineasta non è però ancora quello dei lavori più celebri a livello internazionale, caratterizzato da pochi dialoghi e un'espressività affidata alle immagini e al sonoro.
Resta vossoughiano l'approdo della vicenda, con i residenti del quartiere che, ribellandosi alle massime autorità locali, si uniscono a un eroe costretto a praticare il male per far trionfare le ragioni dell'uomo onesto, retto da principi incarnati nella tradizione.
Fatto sta che nella filmografia del regista si inscrive un'opera per lui atipica, nonché grossolana e manichea, che assume connotati rivoluzionari preludendo ai rivolgimenti che si apprestano ad investire il paese.




La locandina di "Tangsir" è mostrata dall'uomo anziano, nostalgico dei personaggi di Vossoughi, in "Tre volti" di Jafar Panahi.


Sottotitoli in italiano scaricabili cliccando QUI.

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