giovedì 25 aprile 2024

Alidusti in ospedale

Alcuni giorni fa, Taraneh Alidusti è stata ricoverata a Teheran a causa di una grave reazione a un farmaco (sindrome di DRESS). Secondo le ultime notizie l'attrice sarebbe ora in miglioramento

giovedì 14 marzo 2024

"Un eroe" assolto dalle accuse di plagio

Secondo il rapporto di Mansour Jahani, giornalista cinematografico indipendente internazionale, questa è la sentenza del tribunale sul caso di violazione del diritto d'autore del film "Un eroe" diretto da Asghar Farhadi. Un verdetto basato sulle perizie di tre professori dell'Università di Teheran , esperti e docenti nel campo dei diritti di proprietà intellettuale, nonché di quattro esperti d'arte, che all'unanimità hanno respinto le affermazioni della querelante come infondate. Il film è stato completamente prosciolto da queste accuse.

 L’ex studentessa di Asghar Farhadi Azadeh Masihzadeh aveva richiesto la condivisione di tutti gli introiti e i premi nazionali ed esteri del film.

 Nella sentenza, emessa dopo aver esaminato “Un eroe" e tutte e tre le diverse versioni del documentario della querelante, nonché decine di ore di filmati del laboratorio di Asghar Farhadi, si sottolinea con fermezza che la produzione di ogni film o opera d'arte ispirata a un evento reale o a notizie da esso pubblicate avviene senza limiti perché le notizie legate a un evento reale sono di pubblico,  il diritto a usarle non è esclusivo di nessuno, e ciò è assolutamente accettato ed evidente in tutto il mondo.

Il documentario della querelante (Azadeh Masihzadeh) è basato su un evento reale e sulle notizie pubblicate al riguardo sui giornali Jam Jam, sul sito Iran e sul sito Titronline il 23/4/2011 e il 24/4/2011, nonché su un servizio giornalistico della TV Fars Province . E raccontare una notizia pubblicata non crea diritti di proprietà per nessuno. Pertanto, le somiglianze tra questi due film, un documentario e uno di finzione, provengono da un lato dalla fonte comune dei due lavori, la realtà e dalle notizie dei media, e dall'altro dalla formazione e dallo stile dell'istruttore del workshop Asghar Farhadi. , e si può affermare con certezza che non sussistono violazioni di legge. Ciò non è avvenuto e le accuse sono completamente respinte.

In un'altra parte delle perizie, si sottolinea che la querelante ha assemblato un film di un'ora da dozzine di ore di riprese delle sessioni del seminario di Asghar Farhadi, in cui sono stati apportati aggiustamenti e adattamente unilaterali, col risultato di un'enorme differenza tra il filmato originale del workshop e il film fornito dalla denunciante all'investigatore nella fase di indagine. Pertanto, questo video raccolto dalle sessioni del seminario, che costituisce la base principale per l'emissione dell'accusa, è riconosciuto come non valido.

 
Inoltre, secondo l'esame dei documenti del caso e delle immagini registrate dal seminario, si è riscontrato che il piano narrativo, la struttura, il tipo di trattamento con i soggetti, il tipo di narrazione, come il contestare le affermazioni dei soggetti, il posizionamento delle la macchina da presa, il tipo di inquadratura, le modalità di trattamento primario e secondario del soggetto documentario, la creazione dell'atmosfera ottimale e persino il finale (finale aperto) e molti altri elementi del film documentario sono stati proposti e insegnati alla studentessa da Farhadi, e tutta la formazione nel video raccolto dalle sessioni del seminario è stata rimossa dalla querelante. Sulla base di ciò, il progetto presentato allo studente da Farhadi è più di un'idea e di un piano iniziale e grezzo, ma è in realtà una sorta di modello che costituisce un quadro completo per la formazione della narrazione nel documentario. Ciò è risultato del tutto evidente.

 

Nelle recensioni è stato affermato che il film "Un eroe" in termini di soggetto, storytelling, struttura, caratterizzazione, performance e tutti gli elementi artistici creativi discussi nel campo del diritto d'autore è completamente indipendente e diverso dal documentario - e anche dal vero evento accaduto e dalle notizie pubblicate - e non è accusabile di violazione del copyright da nessun punto di vista."

domenica 25 febbraio 2024

Khamyazeye bozorg - The Great Yawn of History (Aliyar Rasti, 2024)



Vincitore del Premio Speciale della Giuria “Encounters” della Berlinale, The Great Yawn of History è il primo lungometraggio del regista iraniano Aliyar Rasti, un viaggio beckettiano attraverso il paese alla ricerca di un tesoro misterioso che mette alla prova la natura della fede. 
“Encounters” è una sezione molto interessante del festival di Berlino che promuove nuove prospettive narrative dirette da registi indipendenti e innovativi. È nata da quando Carlo Chatrian è diventato direttore artistico del festival e ci auguriamo che rimanga anche con la nuova gestione che partirà l’anno prossimo. La giuria di questa edizione era composta da tre registi: Lisandro Alonso, Denis Côté e Tizza Covi.

The Great Yawn of History racconta di Beitollah, un uomo dalle vacillanti convinzioni religiose che sogna una cassa d'oro nascosta in una grotta. Convinto che la legge islamica gli proibisca di reclamare lui stesso il tesoro, si inventa un annuncio di lavoro stampato sul retro delle banconote da un dollaro e le distribuisce per le strade di Teheran, così recluta il giovane Shoja, un non credente orfano che vive per strada. I due iniziano subito un lungo viaggio sia fisico che spirituale e mettono in gioco il concetto di fede nella ricerca di un miracolo. Si spostano verso nord e poi verso i deserti centrali dell'Iran, scoprono diverse grotte ma nessuna è quella giusta…

Scritto e diretto da Rasti, il film è interpretato da Mohammad Aghebati e Amirhossein Hosseini ed è prodotto da Para-Doxa con sede a Teheran. Rasti è un artista visivo senza alcuna formazione cinematografica, ha affinato le sue capacità dirigendo video musicali e solo successivamente ha studiato con alcuni dei pesi massimi del cinema iraniano contemporaneo, frequentando laboratori di regia e sceneggiatura guidati da Abbas Kiarostami e Asghar Farhadi. Nel 2018 ha diretto il suo primo cortometraggio, In Between, premiato a Teheran e all’estero.

Il film è una sorta di Godot all’interno di un'ambientazione quasi western. La ricerca della grotta è come l'attesa della famosa pièce di Beckett, tra l’altro citato inizialmente quando vediamo una bancarella di libri e la camera si ferma stranamente per un paio di secondi sul faccione dell’autore irlandese. La differenza ovviamente è che nell’opera di Beckett i due protagonisti sono fermi e non si muovono mai, qui invece sono in movimento ma quando trovano le grotte riecheggia sempre una frase “no, non è questa” e tornano indietro, un po’ come in Beckett quando fanno per partire e invece non partono mai. I due sono vestiti come barboni, si lamentano continuamente del freddo o del caldo, della fame e del loro stato esistenziale, esattamente come in Godot litigano, pensano di separarsi (anche di suicidarsi) ma alla fine restano l'uno dipendente dall'altro. Ed è proprio attraverso i loro discorsi sconnessi e superficiali che emerge il nonsenso della vita umana. Ogni viaggio che fanno, ogni grotta che scoprono, è ogni volta un tentativo fallimentare di procedere per ritornare al punto di partenza.

Sebbene il film sia metaforico è evidente una critica sociale, a partire da quella più semplice verso una società che denigra gli orfani e li lascia vivere allo sbando, ma ovviamente il punto più importante è quello religioso: benché l’Iran sia una società musulmana devota, con questo film Rasti sembra affermare che in molti connazionali si aggrappano a nuove idee e sistemi di credenze. Vogliono credere in qualcosa di diverso, escono dalla razionalità perché non possono vivere la loro vita in questo presente così doloroso. 


Claudio Casazza

giovedì 22 febbraio 2024

My Favorite Cake prossimamente in sala

My Favourite Cake, il film diretto dagli iraniani Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, presentato in Concorso alla Berlinale sarà distribuito da Academy Two.

 

La settantenne Mahin vive da sola a Teheran, il marito è morto e la figlia si è trasferita in Europa. Ma Mahin è una donna ironica e ottimista che affronta con spirito positivo la sua vita solitaria.

Un tè con le amiche un pomeriggio la convincerà a rompere la sua routine quotidiana e a ridare vitalità alla sua vita amorosa.

 

 

My Favourite Cake

(Iran, Francia, Svezia, Germania)

Durata: ‘96

 

Prossimante in sala

 

venerdì 16 febbraio 2024

My Favorite Cake (Maryam Moghaddam, Behtash Sanaeeha, 2024)



Il film iraniano del Concorso, come purtroppo spesso capita di recente, è preannunciato da notizie di censura, infatti i registi Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha non sono a Berlino perché le autorità iraniane gli hanno impedito di viaggiare, i loro passaporti sono stati confiscati circa un mese fa e devono affrontare un processo in tribunale a causa del loro film. In una nota rilasciata dal festival i due registi ci dicono: “ci sentiamo come genitori a cui è proibito guardare il loro bambino appena nato. Oggi non ci è stato permesso di goderci la visione del film con voi, pubblico esigente di questo festival cinematografico. Siamo tristi e stanchi, ma non siamo soli”, i due si dicono orgogliosi che il film venga proiettato e lo dedicano alle donne del loro paese che con coraggio si pongono in prima linea per un cambiamento della società iraniana.

My favorite cake racconta la storia della settantenne Mahin che vive da sola a Teheran dalla morte del marito e dalla partenza della figlia per l'Europa, finché un tè pomeridiano con le amiche la porta a rompere la sua routine solitaria e a pensare a qualcosa di diverso per il suo futuro. Mahin è infatti sempre più annoiata della sua vita da sola e prende a poco a poco sempre più coraggio, così si apre a una nuova potenziale nuova storia d'amore: quello che inizia come un incontro inaspettato si evolve rapidamente in una serata imprevedibile e indimenticabile. 

Maryam Moghaddam è un'attrice, sceneggiatrice e regista iraniana, conosciuta al pubblico internazionale soprattutto per la sua recitazione in Closed Curtain, film di Jafar Panahi del 2013, e già regista insieme a Behtash Sanaeeha del recente Ballad of a White Cow del 2020. 

My favorite cake racconta della solitudine che le donne iraniane affrontano in età avanzata, spesso sposano mariti più anziani che muoiono prima di loro e perciò vivono gran parte della loro vita da sole. È una storia che non viene raccontata spesso e che contraddice l’immagine comune delle donne iraniane, infatti i due registi ci mostrano la protagonista Mahin che prende l’iniziativa per prima, che le tenta tutte per riassaporare dei momenti dolci della vita.

My favorite cake è piacevole e divertente, è per gran parte una commedia, i due registi hanno un tocco leggero anche quando mostrano degli evidenti riferimenti critici al controllo delle autorità. Mostrano chiaramente la preoccupazione della donna nel farsi vedere con un uomo non sposato, ma nonostante un clima di disagio i registi non creano mai tensione: come Mahin vive con leggerezza, anche i registi sono delicati nel raccontare delle situazioni che potrebbero evolvere nel modo peggiore, ad esempio nella scena al parco in cui protagonista si contrappone alla polizia morale che voleva arrestare una ragazza per lo hijab non indossato in maniera appropriata. 

Il finale, come spesso capita nel cinema iraniano, ribalta in modo inaspettato la situazione, non lo riveliamo per non rovinare un momento inatteso e potente, di sicuro è stato uno dei motivi che hanno portato alla presa di posizione del regime, ma altrettanto sicuramente è uno dei pregi del film, che scava in una realtà poco raccontata e in questo modo sfida apertamente la censura. 


Claudio Casazza

giovedì 1 febbraio 2024

Dichiarazione della Berlinale

La Berlinale lancia un appello alla libertà di movimento e alla libertà di espressione per i registi in concorso Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha


All’inizio di questo mese, la Berlinale è stata lieta di annunciare la selezione del film iraniano My Favorite Cake di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha in concorso alla 74esima edizione del festival di quest’anno.

Da allora, il festival ha appreso che al momento in cui scriviamo agli scrittori/registi iraniani Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha è stato vietato di viaggiare, i loro passaporti sono stati confiscati e devono affrontare un processo in tribunale in relazione al loro lavoro di artisti e registi.

La Berlinale è un festival fondamentalmente impegnato a favore della libertà di parola, di espressione e della libertà delle arti, per tutte le persone in tutto il mondo, e il festival è scioccato e sgomento nell'apprendere che a Moghaddam e Sanaeeha potrebbe essere impedito di recarsi al festival per presentare il loro film e incontrare il pubblico a Berlino.

I direttori della Berlinale Carlo Chatrian e Mariëtte Rissenbeek hanno dichiarato: "Chiediamo alle autorità iraniane di restituire i passaporti e di porre fine a tutte le restrizioni che impediscono a Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha di viaggiare liberamente a Berlino questo febbraio, insieme agli altri registi internazionali e talenti cinematografici provenienti da in tutto il mondo, così da poter presentare il loro nuovo film My Favorite Cake come parte del Concorso 2024 della Berlinale.

Il precedente film di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, Ballad of a White Cow, è stato presentato in concorso alla Berlinale 2021, emergendo come uno dei preferiti del pubblico nelle votazioni pubbliche di quell'anno. Il loro nuovo film, My Favorite Cake, è stato selezionato in Concorso nel 2024.

My Favorite Cake è stato sostenuto dal World Cinema Fund della Berlinale e prima ancora era stato sviluppato come progetto attraverso la Berlinale quando ha partecipato al mercato di co-produzione della Berlinale 2020, dove è stato premiato con il prestigioso Eurimages Co-Production Development Award.

Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha condividono una lunga e ricca storia con la Berlinale e devono avere il permesso di tornare a Berlino questo febbraio.


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venerdì 5 gennaio 2024

Nader Ghazvinizadeh introduce il corso "La grande storia del cinema iraniano. Sognare e resistere"

Il docente Nader Ghazvinizadeh introduce il corso "La grande storia del cinema iraniano. Sognare e resistere". Dal 17 gennaio all'Università Primo Levi di Bologna e online.

Descrizione del corso:
Per iscriversi (anche online):