martedì 30 settembre 2025

4 registi iraniani per l'Oscar

4 registi iraniani per l'Oscar


Come già nel 2023 per il 2024, anche quest'anno quattro registi iraniani correranno per l'Oscar 2026.

Mentre l'Iran ha selezionato Cause of Death: Unknown di Ali Zarnegar, la Francia ha scelto A Simple Accident di Jafar Panahi. Per il Canada toccherà ad Alireza Khatami con il suo The Things You Kill, mentre infine, notizia di oggi, il Tagikistan schiererà Black Rabbit, White Rabbit di Shahram Mokri.

domenica 28 settembre 2025

Sondaggio migliori film iraniani 2001-2025 - Risultati

 


Migliori film iraniani 2001-2025: vince "Una separazione", scelto da oltre la metà dei 61 votanti.
Di seguito il riepilogo della top 20. Prossimamente, l’elenco di tutti i film votati (circa 200) e le scelte dei singoli partecipanti, esperti di cinema iraniano e artisti che lavorano nel settore
 
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato e seguito!
 
1    Una separazione (Asghar Farhadi, 2011)
2    About Elly (Asghar Farhadi, 2009)
3    Oro rosso (Jafar Panahi, 2003)
4    Fish & Cat (Shahram Mokri, 2013)
5    Dieci (Abbas Kiarostami, 2002)
6    Killing Mad Dogs (Bahram Beizai, 2001)
7    Copia conforme (Abbas Kiarostami, 2010)
7    Turtles Can Fly (Bahman Ghobadi, 2004)
7    Il mio giardino persiano  (Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, 2024)
7    Deep Breath (Parviz Shahbazi, 2003)
11    White Nights (Farzad Motamen, 2003)
12    Fireworks Wednesday (Asghar Farhadi, 2006)
12    A Dragon Arrives! (Mani Haghighi, 2016)
12    Il male non esiste (Mohammad Rasoulof, 2020)
15    Mom's Guest (Dariush Mehrjui, 2004)
15    Parviz (Majid Barzegar, 2012)
15    What’s the Time in Your World? (Safi Yazdanian, 2014)
18    The Old Bachelor (Oktay Baraheni, 2024)
18    The Last Step (Ali Mosaffa, 2012)
18    Offside (Jafar Panahi, 2006)
18    Hit the Road (Panah Panahi, 2021)
18    Il cliente (Asghar Farhadi, 2016)
 
 
AGGIORNAMENTO
 
Ed ecco i risultati completi del sondaggio film iraniani 2001-2025!

Ogni partecipante doveva indicare 10 titoli, senza ordine di preferenza.
C’era libertà totale su cosa considerare “film iraniano” e non tutti hanno seguito alla lettera la consegna sul numero di film e sull’anno di realizzazione, ma si è deciso di lasciare lo stesso i titoli non conformi, tanto è un gioco.

Se qualcuno nota errori, può segnalarli nei commenti o in privato.

Il file è composto da due fogli:
– uno con le scelte e gli eventuali commenti dei singoli partecipanti
– l’altro con la classifica.

👉 Tutti i risultati completi al link disponibile di seguito, oltre che nelle stories e in bio.

https://docs.google.com/spreadsheets/d/18ibsVhDWMXKpLkfyhamZ_DI0iGcrmijnXh5hVJE1pTA/edit?usp=sharing 

sabato 6 settembre 2025

Divine Comedy (Ali Asgari, 2025)


All'interno di Orizzonti arriva "Divine Comedy", il nuovo film diretto da Ali Asgari, l'autore di "Kafka a Teheran", che cerca di far qualcosa di diverso e di più leggero per raccontare uno dei più grandi problemi del cinema iraniano: la censura.

Bahram (Bahram Ark) è un regista quarantenne che ha trascorso l’intera carriera realizzando film in turco- azero, nessuno dei quali è mai stato proiettato in Iran. Il suo ultimo lavoro, a cui il Ministero della Cultura ha nuovamente negato l’autorizzazione, lo spinge al limite della ribellione. Con a fianco la produttrice Sadaf, dalla lingua tagliente e in sella a una Vespa, intraprende una missione clandestina per presentare il suo film al pubblico iraniano, eludendo la censura governativa, l’assurda burocrazia e le sue proprie insicurezze.
Il loro viaggio diventa così un atto di ribellione tra espedienti improvvisati, controlli da evitare, sale cinematografiche insensate e il peso crescente dei propri dubbi: Bahram infatti dovrà confrontarsi anche con il gemello che fa film commerciali molto allineati al regime, e ovviamente dovrà mettersi in gioco per difendere la sua idea di arte e libertà.

Ali Asgari e Alireza Khatami tornano a lavorare insieme scrivendo la sceneggiatura insieme ai gemelli Ark: ne esce un film imperfetto che racconta con ironia la dura vita dei registi non allineati. Bisogna sapere che per fare un film in Iran è necessario avere prima il permesso per fare le riprese e poi una volta che il film è finito bisogna poi ottenere il permesso per la proiezione. Il film è stato ovviamente girato in maniera semiclandestina grazie alla maggiore difficoltà di controllo governativo sul digitale, Asgari ha raccontato che è stato presentato un soggetto diverso per poter avere  alcuni permessi.

Come in "Kafka a Teheran" anche in questo film si cerca di lavorare sulla semplicità e la leggerezza, sotto le quali si percepisce tutto il peso e la repressione del regime iraniano. Utilizzando l'arma della leggerezza "Divine Comedy" ha sicuramente il merito di portare un tema forte a un potenziale pubblico più ampio: i riferimenti a Woody Allen con le musiche e certi comportamenti del protagonista sono molto evidenti, come anche un certo umorismo caustico alla Nanni Moretti. Forse il film si perde troppo in queste citazioni cinematografiche (anche Matrix nei dialoghi e Godard sulle pareti per mostrare certa cinefilia onnivora) per riuscire davvero a raccontare l’assurdità della repressione. Il complicato sistema di censura viene raccontato con le sue contraddizioni ma non lo si colpisce davvero. 

"Divine Comedy" è comunque un film ironico e amaro che merita di trovare un pubblico, fortunatamente sarà prossimamente al cinema distribuito da Teodora Film.

Claudio Casazza

martedì 2 settembre 2025

Gli uccelli del monte Qaf (Morteza Ahmadvand, Firouzeh Khosrovani, 2025)


Firouzeh Khosrovani, autrice del pluripremiato "Radiograph of a Family", in co-regia con Morteza Ahmadvand, ci regala un’opera poetica e struggente che per fortuna uscirà anche in Italia, distribuito da Zalab, con il titolo molto bello di "Gli Uccelli del Monte Qaf".

Il film è ambientato in Iran dal 1979 in poi: la rivoluzione ha vinto, ma per Maryam ha significato la perdita di molti amici attivisti, incarcerati, scomparsi e giustiziati. La sua famiglia, temendo per la sua vita, decide di proteggerla a ogni costo. Così, a soli vent’anni, Maryam fugge dal Paese. Attraversa le montagne al confine con la Turchia nascosta tra un gregge, il corpo avvolto in una pelle di pecora per confondersi con gli animali. Sarà l’ultima volta che vedrà la sua terra. In esilio negli Stati Uniti, Maryam cerca un modo per restare connessa alla sua famiglia in Iran. Fa installare delle videocamere nella casa dei genitori, riuscendo a osservare, anche se a distanza, luoghi e volti familiari. Ma è un contatto fragile, ogni interruzione della connessione spezza quel filo sottile che la tiene legata al suo passato. Le immagini si spengono e la memoria vacilla.

Nel film compare più volte Simurgh, leggendario re degli uccelli della mitologia persiana, posto a guardia dell’albero dei semi ed a quello dell’immortalità. Il mito della “non morte” è legato quindi al semplice fatto che i locali osservano sempre animali dall’età simile, non avendo strumenti per comprendere che fosse semplicemente una nuova generazione. Non a caso il mito di un “grande uccello immortale” è presente in numerosissime culture del Medio Oriente. È evidente che la scelta di questi uccelli da parte dei due registi è metaforica nel film: sono gli iraniani staccati dal loro paese, è il paese che subisce ripercussioni continue che però non può morire.

Past Future Continuous si ispira alle esperienze personali di amici e famigliari dei registi che hanno lasciato l’Iran alla ricerca di una nuova vita. Se quasi tutti gli iraniani rimasti nel paese, prima o poi, hanno preso in considerazione l’idea di partire, una parte di quelli che sono riusciti a emigrare, hanno espresso il desiderio di tornare in patria. 
I registi combinano materiali diversi e stranianti per raccontare questa storia tra personale e mito: ci sono le telecamere di sorveglianza, le pellicole da 8 o 16 mm, disegni, animazioni e ricostruzioni. La memoria degli archivi unita alla parte pittorica riesce a rappresentare punti di vista diversi che ben si uniscono per creare qualcosa di metaforico e universale. 

 Past Future Continuous con questi materiali sposta così l’attenzione dall’atto del partire a ciò che si lascia indietro, la casa, la terra. Luoghi che col tempo si svuotano. Il film riflette in questo modo sulla silenziosa perdita di legami, sul calore sbiadito di questi spazi e sull’amore duraturo che sopravvive nonostante la distanza. 
Il film diventa così un viaggio poetico tra passato e futuro dell'Iran ma anche del medio oriente tutto. È un omaggio delicato e intensa sull’esilio e sull’impossibilità del ritorno. 


Claudio Casazza