Sì, è vero, proprio come avviene ne "Il corridore" ho venduto ghiaccio, acqua fredda,bibite. E tutto per essere indipendente. Amir Naderi
In un'afosa città di porto del Golfo Persico, l'infaticabile preadolescente Amiro, orfano e analfabeta, vive nella carcassa di un battello e si guadagna da vivere raccogliendo bottiglie vuote buttate in mare, vendendo bicchieri d'acqua ricavata da blocchi di ghiaccio, lustrando scarpe. Tra squali e incendi, l'ambiente è impervio più che altro per la presenza di coetanei agguerriti e adulti disonesti. Ma Amiro è una forza della natura e nulla riesce a fermarlo. Alla fine si iscrive a una scuola serale e si autoimpone lo studio, con ritmi marziali.
In un'afosa città di porto del Golfo Persico, l'infaticabile preadolescente Amiro, orfano e analfabeta, vive nella carcassa di un battello e si guadagna da vivere raccogliendo bottiglie vuote buttate in mare, vendendo bicchieri d'acqua ricavata da blocchi di ghiaccio, lustrando scarpe. Tra squali e incendi, l'ambiente è impervio più che altro per la presenza di coetanei agguerriti e adulti disonesti. Ma Amiro è una forza della natura e nulla riesce a fermarlo. Alla fine si iscrive a una scuola serale e si autoimpone lo studio, con ritmi marziali.
Uno dei primi film iraniani circolati a livello internazionale*, nonché un caposaldo della cinematografia persiana degli anni 80. E il biglietto da visita per l'estero di Amir Naderi, cineasta già famoso in patria, che firma un'opera autobiografica e al contempo profetica sulla sua carriera da giramondo della settima arte. Fortemente simbolico, "Il corridore" (Davandeh) denota infatti una costante tensione verso la fuga: il protagonista brama di imbarcarsi su una grande petroliera bianca - e gioca a fare il marinaio - si esalta per le evoluzioni degli aeroplani, insegue un treno con gli amici, subisce il fascino di tutti i mezzi di trasporto in movimento, sa correre più veloce di un ciclista.
Il correre definisce Amiro. Ma da cosa e verso cosa? Nulla. Tutto. Correre è il suo stato d'essere, scrive Hamid Dabashi. Ma sussiste la particolarità, rispetto ad altri tipici film iraniani, dell'inseguimento - reale o metaforico - di icone straniere: c'è una gara a chi raggiunge per primo una bibita americana; sono le riviste patinate estere a spingere Amiro verso la scuola, per la sfida di riuscire a leggerle; il porto è luogo di transito di passeggeri anglofoni, che in fondo sono gli stessi che gettano in mare le bottiglie che lui ripesca.
Il correre definisce Amiro. Ma da cosa e verso cosa? Nulla. Tutto. Correre è il suo stato d'essere, scrive Hamid Dabashi. Ma sussiste la particolarità, rispetto ad altri tipici film iraniani, dell'inseguimento - reale o metaforico - di icone straniere: c'è una gara a chi raggiunge per primo una bibita americana; sono le riviste patinate estere a spingere Amiro verso la scuola, per la sfida di riuscire a leggerle; il porto è luogo di transito di passeggeri anglofoni, che in fondo sono gli stessi che gettano in mare le bottiglie che lui ripesca.
Aperto e chiuso da un urlo, come a rivendicare la caparbietà e l'orgoglio dell'autodidatta che, alternando parossisticamente momenti di terrore ad altri di entusiasmo, sconfigge infine le avversità, il film, di grande rigore stilistico, con una colonna sonora basata sui suoni diegetici e non sulle musiche, ci consegna uno dei finali più celebri e memorabili del cinema iraniano: il blocco di ghiaccio che si scioglie tra le fiamme di una raffineria esplosa e Amiro che lo raggiunge per primo, lo afferra, lo percuote facendolo schizzare, si refrigera. Il tutto in rallenty e con un forte contrasto cromatico.
Secondo l'assistente alla regia Maani Petgar, sul set Naderi ripeteva: Questo film lo sto realizzando soltanto per la sequenza del ghiaccio e del fuoco e per la scena dell'alfabeto.** Il resto del film è solamente una scusa per arrivare a queste immagini.
Secondo l'assistente alla regia Maani Petgar, sul set Naderi ripeteva: Questo film lo sto realizzando soltanto per la sequenza del ghiaccio e del fuoco e per la scena dell'alfabeto.** Il resto del film è solamente una scusa per arrivare a queste immagini.
Il regista non ha potuto girare ad Abadan, sua città natale, poiché, come altre città del Golfo, era sotto i bombardamenti iracheni, sentiti in lontananza anche dalla troupe. Le molteplici location sembrano una sola grazie all'eccellente montaggio di Bahram Beizai, il regista di "Bashù il piccolo straniero". Il giovane attore protagonista Majid Nirumand tornerà nel successivo film, 'gemello' ma ancor più radicale: "Acqua, vento e sabbia".
*"Il corridore" è stato presentato nel 1985 alla Mostra di Venezia, l'ultimo giorno, un'unica volta, fuori concorso e senza sottotitoli, tra le proteste degli oppositori di Khomeini, per il fatto che un festival importante legittimava il nuovo regime. Commento di Naderi, che stava girando nel deserto "Acqua, vento e sabbia": Il film precedente è sugli schermi del posto più bagnato della terra, e noi stiamo girando nel posto più asciutto della terra!
**Sequenza grazie a cui l'istituto educativo Kanun, produttore di questo e di tantissimi film persiani d'autore, realizza uno dei suoi risultati pedagoci migliori.
Le citazioni sono tratte da Hamid Dabashi, "Masters And Masterpieces Of Iranian Cinema" e Massimo Causo e Grazia Paganelli, "Il vento e la città - Il cinema di Amir Naderi".
*"Il corridore" è stato presentato nel 1985 alla Mostra di Venezia, l'ultimo giorno, un'unica volta, fuori concorso e senza sottotitoli, tra le proteste degli oppositori di Khomeini, per il fatto che un festival importante legittimava il nuovo regime. Commento di Naderi, che stava girando nel deserto "Acqua, vento e sabbia": Il film precedente è sugli schermi del posto più bagnato della terra, e noi stiamo girando nel posto più asciutto della terra!
**Sequenza grazie a cui l'istituto educativo Kanun, produttore di questo e di tantissimi film persiani d'autore, realizza uno dei suoi risultati pedagoci migliori.
Le citazioni sono tratte da Hamid Dabashi, "Masters And Masterpieces Of Iranian Cinema" e Massimo Causo e Grazia Paganelli, "Il vento e la città - Il cinema di Amir Naderi".
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