venerdì 21 dicembre 2018

The Shallow Yellow Sky, Bahram Tavakoli (2013)


Ghazal (Taraneh Alidoosti) e Merhad (Saber Abar), si trasferiscono in un'abitazione temporanea. La moglie ha perso tutti i componenti della sua famiglia in un incidente d'auto, in cui non è chiaro chi fosse il guidatore, ed è mentalmente disorientata, fa confusione tra immaginazione e realtà. Il marito, invece, per prendersi cura di lei ha lasciato il suo lavoro come fotografo di ambienti naturali. Malgrado lo scopo del trasferimento fosse migliorare la relazione, il rapporto viene ulteriormente minato quando l'auto che affittano a una coppia di sposini rimane coinvolta in un incidente stradale.

Stimato dalla critica in patria e poco esportato, "The Shallow Yellow Sky" (Asemane Zarde Kam Omgh) vuole essere una riflessione sulla ricerca dei significati perduti all'interno della vita di coppia, sulla scorta di tanto cinema iraniano attuale, e sulla bellezza svanita del mondo. Ma si rivela soprattutto un apprezzabile esercizio di regia di più attori in un luogo circoscritto, in cui l'unità spaziale è rispettata, mentre la struttura temporale alterna presente e passato.

Teatrale nella messa in scena, punteggiato dal rumore dei passi dei protagonisti, il racconto si appoggia su metafore non così originali: la precarietà dell'alloggio rispecchia quella esistenziale, i colori lividi si contrappongono allo splendore delle foto di Merhad. Il basso cielo giallo del titolo è il verso di una poesia ripetuta da Ghazal.


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