mercoledì 20 marzo 2019

Il palloncino bianco, Jafar Panahi (1995)





Manca poco più di un'ora al Norouz, il capodanno persiano. Mentre la radio scandisce il conto alla rovescia, la piccola Razieh, sette anni compiuti, chiede a sua madre con insistenza 100 toman per comprare un nuovo e grande pesciolino rosso. Ottenuta una banconota da 500, si addentra tra le insidie di Teheran. Un incantatore di serpenti la spaventa facendo finta di dare i soldi in pasto ai rettili; arrivata al negozio si rende conto di aver perso la banconota. Quando la ritrova, non riesce a impedire che un colpo di vento la faccia finire sotto una grata. Il fratello maggiore Ali prova ad aiutarla nel recupero; un soldato si ferma a fare due chiacchiere. Ma Razieh può parlare con uno sconosciuto? Mentre la pioggia complica le operazioni, un ragazzino che vende palloncini fornisce l'aiuto decisivo, attuando un'idea di Ali.

L'opera prima di Jafar Panahi, già assistente di Abbas Kiarostami, che firma la sceneggiatura, è una classica quanto freschissima produzione nello stile dell'istituto pedagogico Kanun, i cui film hanno tanto influenzato il Panahi spettatore. La caparbietà aiuta i bambini a crescere e a stare al mondo, nonostante la sorda indifferenza degli adulti, dei quali i piccoli riescono in ultima istanza a fare a meno.
Se alquanto kiarostamiana è la sostanziale assenza della figura paterna, significativamente chiuso in casa, non inquadrato, ma che non si esime dall'impartire ordini autoritari, il regista esordiente denota già quelle attenzioni all'universo femminile e al caos della capitale che caratterizzeranno gran parte della sua filmografia.

Lunghe inquadrature, predilette rispetto agli stacchi di montaggio, accompagnano Razieh un un breve (meno di un'ora e venti) percorso a tappe, dalla valenza metaforica, verso l'appagamento di desideri infantili, perseguiti con senso del dovere (rifiuta di prendere il pesce rosso e di pagare in un secondo tempo), molta ingenuità, incrollabile costanza, e con l'aiuto di altri giovani. La circonda una Teheran laboriosa,  multietnica, brulicante di umili mercanti, ambulanti o bottegai.

Curioso che Ali faccia notare alla sorella che con 100 toman si può andare due volte al cinema. Parla a nome dell'autore e delle sue passioni?




Camera d'or a Cannes per la migliore opera prima e inizio di una carriera tanto gloriosa quanto travagliata: anche un film limpido e all'apparenza innocuo come "Il palloncino bianco" (Badkonake sefid) ha rischiato di non poter concorrere agli Oscar, a causa di tensioni diplomatiche tra Iran e Usa.

Per il "Guardian", è uno dei migliori film per famiglie. Per i lettori di questo blog, il quarto film iraniano più bello di sempre.



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