venerdì 8 marzo 2019

My Tehran For Sale, Granaz Moussavi (2009)




Marzieh è una giovane attrice di pantomima che vive e lavora a Teheran, scontrandosi con la censura governativa. Un suo spettacolo viene messo al bando e Marzieh è così costretta a proseguire clandestinamente l'attività artistica. In un rave segreto incontra Saman, un iraniano che ha acquisito la cittadinanza australiana e si offre di aiutarla nell'ardua impresa dell'espatrio.

Sembrerebbe un film straniero sull'Iran, in realtà è una co-produzione tra Australia ed effettivamente Iran che viola coraggiosamente le regole censorie vigenti per l'industria cinematografica persiana, a partire dall'abbigliamento femminile e dai contatti tra donne e uomini, per giungere a tematiche tabù come: uso di droghe, gioco d'azzardo, aborto, AIDS, tentativi di lasciare il paese con modalità e pretesti disparati. 
Da una struttura temporale frammentata, esce l'abbozzo di un affresco generazionale, anche toccante laddove accompagnato dalle splendide canzoni di Mohsen Namjoo.
"My Teheran for Sale" si apre all'insegna del contrasto, con un insistito montaggio parallelo che alterna la musica moderna di una discoteca con quella folk di un rifugiato afgano. L'immigrazione (anche dal lato dell'ingresso di Marzieh in Australia) è un altro dei molti, troppi temi del film, che finiscono inevitabilmente con l'essere trattati con superficialità. A uniformare il destino delle due diverse categorie è l'intervento della gendarmeria, che reprime indistintamente chi ha buone ragioni per voler entrare in o uscire dall'Iran richiedendo, con difficoltà, la protezione internazionale.

Il film è stato girato segretamente nell'arco di due mesi senza l'approvazione del governo; una copia elettronica è stata poi esportata di nascosto e post-prodotta ad Adelaide. 




Per aver recitato in questo film, circolato clandestinamente in patria, l'attrice Marzieh Vafamehr, moglie del cineasta Naser Taghvai, è stata condannata a un anno di prigione e a novanta frustate. Anche in seguito alla pressione internazionale, la pena è stata ridotta in appello a tre mesi di carcere più il divieto di recitare ed emigrare all'estero. Vafamehr si è rivista nel 2017 nel cortometraggio "Gaze" di Farnoosh Samadi.
La sua rasatura nel film sembra citare "Dieci" di Abbas Kiarostami, mentre l'ambiente culturale underground iraniano è al centro di un opera coeva a "My Teheran for Sale" come "I gatti persiani" di Bahman Ghobadi.

La regista e sceneggiatrice Granaz Moussavi, che nella pellicola compare, è anche una rinomata poetessa.
Esiste ed è facilmente reperibile un'edizione italiana, che sconta però un doppiaggio inadeguato non solo nella recitazione, ma anche nella resa dei dialoghi. 

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