martedì 27 giugno 2017

Storm in Our City, Samuel Khachikian (1958)




Nei giorni del capodanno persiano, un matto scappato dal manicomio terrorizza la città ma cela un animo buono; un tipografo salva una vedova disoccupata, con figlia sorda, di lì a poco sfrattata, da un branco di bulli; il capobranco, figlio di un facoltoso professionista, corteggia con cattive intenzioni la sorella del tipografo.

Al primo film anche da produttore (tramite l'Azhir Film Studio da lui co-fondato), Khachikian dimostra di padroneggiare ormai la tecnica registica, ma sceglie soluzioni stilistiche che non vanno certo per il sottile. Ne esce un film di genere solo nelle sequenze iniziale e conclusiva (horror e thriller, non noir come vorrebbe il titolo della rassegna organizzata dal Cinema Ritrovato). In mezzo, una frastornante commediaccia (con una bizzarra parte onirica nel sotto finale) colma di trovate molto facili (smorfie, persone gettate in acqua ecc.) atte a dimostrare che i matti veri sono i sani e a cercare in maniera plateale il consenso del pubblico. Da cui anche le citazioni per le celebrità straniere Clark Gable e Gina Lollobrigida. Si salva solo la sequenza notturna della Festa del Fuoco, na nel complesso "Storm in Our City" (Toofan Dar Shahr-E Ma) è un pasticcio, più che un pastiche.

Colonna musicale senza soluzione di continuità, a tratti copiata pari pari dal tema di "Un uomo tranquillo" (però si sente anche un accenno di "Luci della ribalta", e chissà quante altre derivazioni), come da prassi per l'autore.
La concitazione generale deriverebbe anche dal fatto che la macchina da presa a disposizione prendeva fuoco se utilizzata per più di venticinque secondi consecutivi.
Si ritrovano due attori protagonisti di "Crossroad of Events"Vida Ghahremani e il fido Arman, anche qui nella parte del fuggitivo.

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