mercoledì 28 giugno 2017

Tehran Noir: intervista a Ehsan Khoshbakht

Il curatore della rassegna su Samuel Khachikian, nonché uno dei più importanti programmatori di film iraniani, noti o sconosciuti che siano, nei festival mondiali. Abbiamo incontrato Ehsan Khoshbakht al Cinema Ritrovato di Bologna e gli abbiamo fatto alcune domande in aggiunta a quanto emerso nell'incontro sul regista. 


Ehsan Khoshbakht

Chi è Samuel Khachikian, in poche parole?

È un regista estremamente popolare in Iran negli anni 50, 60, 70 che reinventa i generi di Hollywood, in particolare noir, thriller, horror, crime. Non fa cinema d'autore, ma il pubblico va a vedere i film per il suo nome, non per quello degli attori.
La cosa strana è che i suoi film spariscono negli anni dopo la Rivoluzione, perché il canone imposto dalla censura cambia, ad esempio per quanto concerne il modo di filmare le donne.

Khachikian lavora già dagli anni 50. Si può dire che il suo lavoro influenzi i film di genere realizzati dagli alfieri della Nouvelle Vague iraniana nei due decenni successivi: i film con Behrouz Vossougui, quelli diretti da Masoud Kimiai, o i primi di Amir Naderi...?

Assolutamente sì, sono tutte personalità che hanno collaborato alla realizzazione dei suoi film, da lui hanno imparato molto. Li ha scoperti, gli ha dato la possibilità di diventare qualcuno. Vossoughi recita in due delle pellicole più celebri, una di queste ha anche una specie di distribuzione italiana con il titolo "Arrivederci Teheran".  Naderi lavora con lui come fotografo di scena. Un altro collaboratore è Khosrow Haritash, suo assistente. Tutto questo un paio di anni prima che diano vita alla Nouvelle Vague iraniana.





Immaginiamo che invece i registi iraniani più noti in Occidente non ne subiscano l'influsso

Direi proprio di no. Per le influenze su questi autori dobbiamo tornare i film del Cinema Ritrovato 2016. Come dicevo, i film di Khachikian a un certo punto spariscono. Fortunati sono gli spettatori di Bologna che ora possono vederli.

Crede che si possano individuare degli omologhi occidentali di Khachikian? Forse Jesus Franco o Roger Corman?

No, quella di Khachikian è un'esperienza diversa. Franco fa pura exploitation. Khachikian è interessato a raccontare storie, non mostra tette e culi, è molto riservato in questo. Stiamo parlando di un cristiano che fa film per musulmani e sta molto attento a raggiungere le masse, riuscendoci. Riusciva a parlare alle masse di un paese a grande maggioranza musulmana! Franco e Corman sono due artigiani di talento, ma quella di Khachikian è una storia diversa dalle loro. Forse quella di Corman si può in parte accostare, ma solo nel senso che il suo laboratorio diventa un'università per registi come Scorsese o Bogdanovich. È anche vero che noi ci siamo concentrati sull'età del loro del cinema di Khachikian. Con il declino farà anche lui exploitation: film di lotta e altri generi di serie z. Tuttavia i registi occidentali a cui possiamo accostarlo sono soprattutto Robert Siodmak e Fritz Lang.



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