A Teheran e nei paraggi, si inseguono e
concatenano le difficili vicende
di quattro donne tradite dagli uomini. L'infermiera Soheila ha per marito un ginecologo che
assume solo segretarie nubili. Per ultima Azar, una signora donna sposata con figli, che nasconde il suo stato civile. Il marito di costei, istruttore di scuola guida, ha una relazione con l'insegnante di chimica Simin, la cui sorella non riesce a staccarsi da un marito alcolizzato e violento. Allieva di di Simin è Mahsa, la figlia del ginecologo, che teme che il suo fidanzato voglia lasciarla.
Il regista esordiente non fa pesare lo sguardo maschile nel tratteggiare la questione di genere, strettamente connessa a quella lavorativa: il film, strutturato un po' come "Il cerchio", inizia con lo stressante soccorso a un paziente down, a testimoniare la mole del fardello che pesa sulle donne.
Senza musiche, con uno classico stile da cinema d'autore, "Acrid" raggiunge punte drammatiche quasi insostenibili ma non sfocia mai in tragedia. Gli esisti sono alterni, con sequenze notevoli per qualità della messa in scena, come quella del colloquio per la segreteria, ed altre patetiche come la successiva del litigio in casa di Azar, in cui volano parole che non si sentono spesso a queste latitudini. Rimarchevole la direzione degli attori, specie degli adulti.
In Italia è uscito in sala, è stato pubblicato in dvd, ora è disponibile in streaming: non se n'è accorto nessuno. Il titolo originale, Gass, significa 'aspro', ed è stato bizzarramente tradotto con l'equivalente inglese.
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