giovedì 2 settembre 2021

Figli del sole (Majid Majidi, 2020)




Dopo vent'anni ritorna nelle sale italiane un lavoro di Majid Majidi, importante regista di film sull'infanzia, autore degli apprezzati "I bambini del cielo" e "Baran" che tuttora vengono trasmessi dalla rete TV2000. Con "Figli del sole" (Khorshid) il regista, l'anno scorso, ha partecipato per la prima volta al concorso principale della Mostra di Venezia, aggiungendo un brillante capitolo alla sua luminosa carriera.

La storia è quella di Ali Zamani (intepretato da Rouhollah Zamani, premio Mastroianni per il miglior giovane attore emergente), un ragazzino dedito alla delinquenza per conto del boss del narcotraffico del quartiere (impersonato da Ali Nassirian, uno dei più grandi attori iraniani di sempre, visto tempo fa in Italia ne "L'isola di ferro"). Ali, insieme ai suoi amici Abolfazl, Mamad e Reza, dopo essere stato scoperto armeggiare in un parcheggio sotterraneo, viene redarguito dal boss per aver rubato una colomba dal suo allevamento (di copertura dell'attività criminale). L'uomo lo perdona, ma in cambio Ali dovrà scavare un tunnel che dai sotterranei della scuola "Sole", porti a un tesoro nascosto sotto il limitrofo cimitero.

Per riuscirci, con i suoi amici deve iscriversi all'istituto, che però è in difficoltà economiche, senza più fondi pubblici, retto solo da donazioni private e dalla buona volontà del direttore e del maestro Rafi, che, grazie alla gratuità dell'iscrizione, strappano alla strada decine di fanciulli provenienti da contesti complicati. I quali li ricambieranno "occupando" la scuola sotto sfratto (un insegnamento del film è che le regole ingiuste non vanno rispettate) e partecipando a una gioiosa ma sfortunata festa di finanziamento. Intanto, la ricerca del tesoro, armata di piccone e trapano, prosegue di nascosto. Avrà un esito deludente, ma per fortuna non tragico.





Questo film è dedicato ai 152 milioni di bambini vittime di sfruttamento minorile e a tutti coloro che lottano per i loro diritti; così recita la didascalia iniziale. Il lavoro dei protagonisti, operai presso un gommista, è però soprattutto la piccola criminalità, mentre "Figli del sole" è il racconto di un quartiere difficile e di chi lo popola, osservato col consueto punto di vista di un autore (anche sceneggiatore insieme al regista di "Melbourne" Nima Javidi) fortemente religioso. Indicativa di tale ispirazione, nonché elemento ricorrente nei film di approccio analogo, è la rappresentazione di un ambiente piagato dalla miseria, in cui assenti, per i protagonisti - già fragili in quanto bambini - sono casa e famiglia, e in particolare la figura paterna. I padri di questi "figli del sole" sono dediti alla tossicodipendenza o alloggiano in galera. Ali, il suo, lo fa passare addirittura per morto, mentendo. Sua madre è ricoverata (il boss promette di farla dimettere). Gli amici scontano condizioni simili. La sorella di Abolfazl, Zahra, vende piccoli oggetti in metrò; la loro famiglia rischia di finire in un campo profughi afgano. (Ahinoi il tema del destino di questo popolo è tornato prepotentemente d'attualità). La loro infanzia è soffocata nella sua essenza giocosa, fatica a riaffiorare.

Per il regista la politica non è una soluzione. Infatti, il generoso e disinteressato Rafi viene contrapposto al severo burocratico direttore; a quest'ultimo è demagogicamente riservata l'"onta" di volersi candidare al consiglio cittadino, salvo poi redimersi e strappare i manifesti elettorali. Ma ancor minore è la fiducia nell'ingiusto sistema carcerario, che umilia Zahra in alcune delle sequenze più toccanti, girate con ricorso a fuori campo, ombre e penombra, in quelli che sono piccoli saggi di etica di uno sguardo che rifiuta l'esibizione della violenza.

La salvezza sembra invece venire dall'esperienza, anche nell'interscambio con gli adulti, e da una qualche benevolenza divina. Si può osservare come l'ambientazione del film denoti una sorta di "verticalità" su tre livelli. I sotterranei della scuola sono gli inferi in cui il protagonista si sporca le mani alla ricerca di un'illusoria ricchezza haram, proibita dalla fede, situata per altro sotto un luogo di morte per eccellenza come un cimitero. Illusione condivisa da un anziano bidello, che si aggrega all'impresa una volta scoperto il segreto. La tortuosa ricerca si conclude con la purificazione di Ali tramite immersione nelle acque, momento classico per questo genere di film iraniani. È anche da notare che Ali (come il protagonista de "I bambini del cielo") porta il nome del primo imam dell'Islam sciita.






Gli ambienti sulla superficie terrena sono invece i luoghi della vera crescita spirituale dei giovani personaggi, con le loro modeste aspirazioni per il futuro (aprire un autolavaggio, un centro scommesse, un negozio di falafel). È qui, soprattutto, che opera l'istituzione scolastica. Il fatto che piccoli delinquenti siano costretti a iscriversi per portare a termine il loro piano è di per sé eloquente: l'istruzione non è solo un diritto, è un imprescindibile strumento di emancipazione. Come simbolica è l'ultima sequenza (che non sveliamo), in cui Ali mette la sua esperienza manuale e la sua maturazione umana al servizio dell'istituto e della continuità dell'istituzione. 

È però il cielo, dove splende anche il sole del titolo, un'ulteriore, supremo livello. Assistiamo a tante inquadrature a piombo e controcampi dal basso, e sono tra le sequenze più poetiche del film. Le colombe vengono liberate verso il cielo. Gli alunni lanciano gli zaini in aria, oltre i cancelli della scuola. Nella sequenza conclusiva, mentre Ali sta riprendendo coscienza al termine dei suoi scavi, dopo momenti di schermo nero è dapprima inquadrato dall'alto, poi, dal basso, vede la luce. Inoltre, il percorso del fanciullo è agevolato dall'arresto, che potremmo definire provvidenziale, dei narcotrafficanti. Siamo certi che Majidi, che è l'artefice di un film su Maometto, che di recente ha chiesto al clero di appoggiare maggiormente un cinema autenticamente islamico, non ha effettuato a caso tali scelte di scrittura e regia.

Consigliato soprattutto ai nostalgici del vecchio cinema iraniano sull'infanzia, ma che non disdegnino ritmo e avventura, "I figli del sole" sta intanto avendo un grande successo in patria. Vedremo presto se lo replicherà nel difficile mercato italiano.

Qui il pressbook del film, con un'intervista molto interessante all'autore.

Qui per trovare l'elenco delle sale che lo proiettano.



 





















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